uno spazio

QUESTO SPAZIO VUOLE CONDIVIDERE LA RICERCA PERSONALE DEL BELLO NELLE PAROLE, IN PARTICOLARE IN QUELLE DELLE POESIE, E NELLE PASSIONI, CHE SONO UN CARATTERE FREQUENTE IN CHI CERCA DI CRESCERE NELLA VITA IN COMUNE. SI TRATTA SEMPRE E COMUNQUE DI COSE CUI POSSIAMO FARE A MENO, È IN FONDO LA RICERCA DI CIÒ CUI NON DOBBIAMO ATTACCARCI. PERTANTO È ANCHE IL TENTATIVO DI CERCARE IL BELLO IN QUALUNQUE COSA DECIDIAMO DI FARE.

17 luglio 2014

Piccolo Vademecum Ecologico Ungherese

Per dare qualche ragione in più di studiare la lingua ungherese ho pensato di raccogliere tre poesie di carattere “naturalistico” che mi sono molto care. Inoltre le ho lette per offrire a chi vi si imbatte un’idea del suono che hanno in originale. Trovate il file in mp3 a questo link: Piccolo Vademecum. I testi sono più sotto.
Se a qualcuno venisse in mente di osservare che la grafia della lingua ungherese è complessa posso rassicurare che invece è molto coerente, cioè accade molto più spesso che in italiano di pronunciare le lettere ed i gruppi di lettere sempre allo stesso modo. Insomma, non esistono differenze come ci e ca, sci e sca dell’italianooppure il suono della prima lettera in zucchero e zaino o della prima vocale in pèsca (il frutto) e pésca (l‘azione). Inoltre l’accento è sempre sulla prima sillaba, non dobbiamo controllare ogni volta dove deve essere posto... Insomma è più semplice di quanto sembra, basta imparare le corrispondenze. Aggiungerò che anche la grammatica dell'ungherese è semplice, per quanto gli ungheresi cerchino di negare questa evidenza. Fa parte delle convinzioni personali invece dire che questa lingua è molto bella e delle poche certezze di questo mondo che la letteratura ungherese è molto viva, accattivante, interessante e piacevole.
Spero che il lettore occasionale o motivato che ascolterà queste poesie abbia piacere di soddisfare qualche curiosità che possa essere nata da questa piccola iniziativa. Per ogni domanda potete scrivere all'indirizzo mail: paolo.driussi@uniud.it

Buon tutto!



Szentmihályi Szabó Péter

Alberi

Oggi ho piantato qualche albero.
Non è gran cosa.
Ma forse con essi
sopravviverò ai miei versi.
Perché il verso
quando appare è già sporco.
È sporca la base del cielo. Piove.
E di nuovo si fa sera.

Perché dunque restare?
Semplice è la morte
Ma questi pochi alberi
anche allora resteranno,
e chi vi giunga per caso
quando ormai siano cresciuti
a chi mai interesserebbero
ancora i miei versi?

Fák

Ma ültettem néhány fát.
Nem nagy dolog.
De ezekben talán
verseken túl megmaradok.
Mert piszkos a vers,
mihelyt megjelenik.
Piszkos az ég alja. Esik.
Ismét esteledik.

Minek is megmaradni?
Olyan egyszerű a halál.
De ez a néhány fa
még akkor is áll,
s ha valaki erre téved,
ha felnőttek a fák,
kit érdekelhetnének
verseim is tovább?

Attila József



Sarò giardiniere

Giardiniere sarò, crescerò alberi,
con il sole mi alzerò,
solo di fiori adottati
e non d’altro mi curerò.

Ogni fiore adottato
sarà il più caro al mondo,
anche erbaccia, non importa,
il mio fiore sarà vero.

Bevo latte, fumo pipa,
curo bene il mio buon nome,
non mi tocca pericolo,
io stesso radici metterò.

È necessario proprio questo,
ad oriente, a occidente –
così se il mondo finirà
sulla tomba un fiore avrà.

Kertész leszek

Kertész leszek, fát nevelek,
kelő nappal én is kelek,
nem törődök semmi mással,
csak a beojott virággal.

Minden beojtott virágom
kedvesem lesz virágáron,
ha csalán lesz, azt se bánom,
igaz lesz majd a virágom.

Tejet iszok és pipázok,
jóhíremre jól vigyázok,
nem ér engem veszedelem,
magamat is elültetem.

Kell ez nagyon, igen nagyon,
napkeleten, napnyugaton
ha már elpusztul a világ,
legyen sírjára virág.

Attila József

Vorrei essere melo selvatico

Vorrei essere un melo selvatico!
Un ramoso melo selvatico,
e che del mio corpo si saziasse
ogni piccolo ragazzo affamato,
riparato dalla mia ombra

Vorrei essere un melo selvatico
e che ogni orfanello solo,
se piange amare lacrime,
mi cercasse e con le lacrime
annaffiasse le mie radici.

Vorrei essere un melo selvatico
che se un giorno si seccasse
e fosse fatto tagliare da Babbo Natale
asciugasse con le sue fiamme
le lacrime tristi degli orfani.

E se fossi proprio un melo selvatico,
ci sarebbe gioja sulla terra e
mai tristezza alcuna, alcun soffrire
ed il migrare non tormenterebbe
i visi più sorridenti.


Szeretném, ha vadalmafa lennék!

Szeretném, ha vadalmafa lennék!
Terebélyes vadalmafa,
s hogy testemből jóllakhatna
minden éhező kis gyermek,
árnyaimmal betakarva.
Szeretném, ha vadalmafa lennék,
s minden egyes árva gyermek,
ha keserű könnye pereg,
felkeresné, s könnyeivel
öntözné meg a tövemet.

Szeretném, ha vadalmafa lennék,
mi ha majd egykor kiszárad
és a télapó kivágat,
lángjaival felszárítaná
könnyeit a bús árváknak.

S ha csakugyan vadalmafa lennék,
volna öröm a földön és
sehol semmi bú, szenvedés
s a mosolygó fejeket
nem bántaná az elköltözés.

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