uno spazio

QUESTO SPAZIO VUOLE CONDIVIDERE LA RICERCA PERSONALE DEL BELLO NELLE PAROLE, IN PARTICOLARE IN QUELLE DELLE POESIE, E NELLE PASSIONI, CHE SONO UN CARATTERE FREQUENTE IN CHI CERCA DI CRESCERE NELLA VITA IN COMUNE. SI TRATTA SEMPRE E COMUNQUE DI COSE CUI POSSIAMO FARE A MENO, È IN FONDO LA RICERCA DI CIÒ CUI NON DOBBIAMO ATTACCARCI. PERTANTO È ANCHE IL TENTATIVO DI CERCARE IL BELLO IN QUALUNQUE COSA DECIDIAMO DI FARE.

11 aprile 2020

quando cambiano... Giornata della poesia

Oggi, 11 aprile, in Ungheria si festeggia la giornata nazionale della poesia. Nel mondo tutti la festeggiano il 21 marzo, inizio della primavera, e in Ungheria si raddoppia la festa per ricordare, dal 1964, la nascita di un grande poeta: József Attila.
È un'occasione per ricordare qualche bella parola, che nei momenti difficili può sostenerci. Se lo vogliamo.
József Attila ci racconta così l'esperienza della poesia in una sua intervista:

Prendo la parola, la scaglio nell’aria, lì si sparge e la riprendo, così è qualcosa di diverso.

Forse anche noi, seppure non con la grandezza dei poeti, possiamo riuscire ad apprezzare la nostra lingua ed usarla per arricchirci.

Il poeta poi crea, consapevolmente. József Attila dice ancora:

Le cose cambiano, il verso è per sempre.

Noi possiamo comunque fare qualcosa di bello, sempre. Bea Bálint ci propone questa possibilità:

Oggi ho amato soltanto te per tutto il giorno.
Nel mio cuore c’era pace e purezza
.

Ma oggi ho cercato altre parole per questa pagina, e per me... in una poesia sono incappato per la prima volta, la seconda invece l'ho ritradotta, perchè la trovo molto umana. Spero possa piacere al lettore in questi tempi che possono essere difficili, quando scrivo, e anche quando saranno lette dopo tanto tempo dalla pandemia di coronavirus che sta imperversando. Per me questi versi raccontano qualcosa che rimane: la natura dell'uomo. Per chi li conosce devo confessare: ebbene sì, ho un debole per il loro autore, mi piace veramente tanto la sua produzione.


Non ho nulla… Solo vago tra me e me
In punta di piedi, mite e silenzioso.
Se la notte vengono i ladri
A loro apro le mie mani vuote.

E i ladri piangono con me,
Sono povero, come
un bimbo al primo bagnetto
Come un morto nella sua vasca.

Ma la terra mi trattiene. È ancora mia,
Il cielo si stende sul mio capo
e ai cieli – inevitabilmente grandi – apro
Il mio corpo inevitabilmente nudo


(1911)


Dimmi, vuoi giocare con me?
Giocare sempre, e sempre giocare.
andare nel buio insieme,
giocare ad essere grandi,
mettersi seri a capotavola,
versare vino ed acqua con misura,
lanciare biglie, gioire per un niente,
mettersi brutti vestiti con un sospiro?
Vuoi giocare a tutto ciò ch’è vita,
a inverni nevosi e lunghissimi autunni?
E posso bere con te in silenzio
una tisana e il suo giallo vapore?
Vuoi vivere tutto con cuore puro,
tacere a lungo, talvolta temere
quando passeggia per i viali Novembre,
pover’uomo malato che spazza le strade,
che fischia sotto le nostre finestre?
Vuoi giocare a serpente e uccello,
ad un lungo viaggio, al treno e alla nave,
al natale, al sogno e ad ogni cosa bella?
Vuoi giocare all’amante felice,
a fingere un pianto, a un ricco funerale?
E vuoi vivere, vivere per sempre,
vivere nel gioco che diventa realtà?
Distendersi tra i fiori, giù a terra,
e vuoi, vuoi tu giocare alla morte?


1916

8 aprile 2020

quando cambiano... 6

Credevo di avere molto più tempo per dedicarmi alla poesia e offrire qualcosa di particolare anche al blog. Le cose da fare sono però tante... così mi porto dentro alcune èpesie che mi piace fare comnoscere, finché mi decido a scriverle. Spero piacciano comunque al lettore che capita qui...
Oggi vedo tutto a colori... e la poesia è

Ora sogno colori:

Ora sogno colori.

Il più bello è il giallo. Ad una ragazza

con questo colore tante lettere scriverei,

ad una ragazza che amo.

Scarabocchi, lettere giapponesi scriverei,

ùed un gracchiante, gentile uccello disegnerei.
Voglio poi ancora altri colori,

bronzo, argento, verde, oro

e ne occorrono ancora mille altri,

e poi milioni:

lilla-scherzo, colorvino, grigiozitto,

pudico, amante, chiassoso

e anche del triste viola abbisognerei,

e del rosso tegola, e di azzurro, ma tenue,

come quello dell’ombra della finestra di un portone
ad un mezzogiorno agostano sotto l’androne.
Voglio poi un rosso fuoco,

color del sangue, come rabbioso,

e allora scriverò, scriverò e ancora scriverò.

Con l’azzurro alla sorella, a mamma con l’oro:

una preghiera in oro scriverò alla mamma,

fuoco d’oro, parole d’oro come l’alba.

E non m’annoierei, scriverei sempre più

in una vecchia torre, senza pausa.

Sarei così felice, o mio Dio, come sarei felice.

Con questo colorerei la mia vita.

(1910)

28 marzo 2020

quando cambiano... 5 – l'anima romantica

Anche nei momenti difficili le anime romantiche non possono spegnersi.
Per le anime romantiche propongo una breve poesia di una ragazza...

Credo comunque che valga la pena farle fare il paio con la poesia precedente!


Son tranquilla 

Son tranquilla, come autunno, 
fredda come l’inverno,
ma è solo apparenza, 

ché il cuore arde come l’estate.
E poi perché per il mio spirito
c’è fredda tranquillità?
un tesoro ha colto,
ha colto la certezza.

Perché tu bruci, o cuore?
perché non posso spegnerti.
Le mie gioje, i miei dolori sono in te 

mio povero cuore serrato. 


1878, a undici anni

quando cambiano... 5 – la dura realtà

Da qualche giorno mi è tornata in mente la poesia che propongo oggi. Una poesia difficile da accettare, ancora più difficile da tradurre.
L'originale è molto bello, vale la pena di imparare l'ungherese per apprezzarlo. Nella traduzione ho cercato di tenere il senso forte di umanità che il poeta vuole trasmettere, perché mi sembra che in queste giornate insolite per la vita di ciascuno e della società umana (di tutti) siano una immagine oggettiva di quello che accade e di quello che possiamo fare accadere. La poesia è del 1937, ma evidentemente l'Uomo è sempre lo stesso, la verità non cambia per noi.
Le immagini di questa poesia sono molto forti, dure... non è poesia per persone romantiche...


TU SAI CHE NON C’È PERDONO.

Tu sai, non c’è perdono,

è dunque inutile il rimpianto.
Sii ciò che sei: un uomo.
L’erba crescerà dietro di te.

Il peccato non sarà più facile,
invano ti colano lacrime.
Ringrazia piuttosto

che di questo sei la prova.

Non accusare, non giurare,

non essere esecrabile a te stesso,
non venerare e non conquistare,
non unirti alla massa.

Rimani inutile incomodo,
non cercare segreti.

Poiché tu sei Uomo

non perdere questa Umanità.

Ricordati che rantolavi,
e che invano imploravi.
Diventasti falso testimone
nel tuo stesso processo.

Nella rovina cercavi un padre,
un uomo, in mancanza di Dio.
Nella psicanalisi ti ritrovasti
per la tua infanzia rovinata.

Credesti a facili parole,
a partigiani pagati,

e vedi, mai nessuno

ti disse che tu sei bravo.

Ti ingannano, così ti amano,
ti ingannasti, e così non puoi amarti.
Adesso dunque stringi

l’arma carica al tuo cuore vuoto.

oppure rigetta ogni principio

e spera ancora in un amore fedele,
poiché come i cani dovresti credere
in chi abbia fiducia di te.

1937

20 marzo 2020

quando cambiano... 4

per la poesia di oggi mi sono fatto ispirare da una raccolta curata nel 1970 da Luigi Reho. Della sua traduzione ho tenuto il titolo, veramente riuscito. Poi ho dovuto riscriverla: la punteggiatura di questa poesia è troppo importante per non rispettarla! La prima strofa non ha punti e le inarcature rafforzno ancor più il flusso del pensiero. La punteggiatura (e le inarcature) della seconda strofa seguono il ritmo delle riflessioni.
Meriterà ritornare, a mio parere, su questo testo e affinarlo, ma spero che i lettori che giungono qui lo apprezzino comunque.

buona lettura!


Raccogli tutto (1925)

Raccogli tutto ciò ch’è passato, ciò
che è stato, ciò ch’è dolce, raccogli tutto,
ciò ch’è più che gioco, amore, anche più che
vita, i miei tesori, raccoglili tutti,
le parola già dette, l’oro, superbe
le rime sonore, con le quali in alto
ho volato sopra gli altri, e le frasi ornate,
a uno a uno raccogli in questo fagotto,
là dov’è messo, e lascialo per strada ad altri
così andrò, solo, su una retta eroica via,
uomo semplice sulla semplice terra,
così sarò nudo, come quando nacqui,
e sarò nudo, come quando morirò.

Le mie mattine sono inquiete, e la notte
una voce possente esce ancora da me.
L’anima mia geme via nuda e spoglia,
non le si addice il vanto giovanile.
Per me è ormai breve il mio terreno
vagabondare, dieci o vent’anni, poi
si consumerà il corpo che è fodero
dell’anima, e anima solo sarò. Dammi
ora forza di spogliarmi, di sentire in questo
tempo e me stesso e il mondo, tu grande
verità: affetto, e verità ancora più grande:
dolore. Dai ai miei occhi lacrime,
Perché senza lacrime non vedo e sono cieco.