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QUESTO SPAZIO VUOLE CONDIVIDERE LA RICERCA PERSONALE DEL BELLO NELLE PAROLE, IN PARTICOLARE IN QUELLE DELLE POESIE, E NELLE PASSIONI, CHE SONO UN CARATTERE FREQUENTE IN CHI CERCA DI CRESCERE NELLA VITA IN COMUNE. SI TRATTA SEMPRE E COMUNQUE DI COSE CUI POSSIAMO FARE A MENO, È IN FONDO LA RICERCA DI CIÒ CUI NON DOBBIAMO ATTACCARCI. PERTANTO È ANCHE IL TENTATIVO DI CERCARE IL BELLO IN QUALUNQUE COSA DECIDIAMO DI FARE.

21 gennaio 2008

A mente fredda

Quattro riflessioni per quattro giorni passati a Budapest (gennaio 2008, dalla notte dell' 1 a sabato 5).
1 – Una capitale è – per l'uomo della periferia – una miniera di mille cose: tesori, per chi ne vede le molteplici possibilità, o pene, per chi di quella molteplicità soffre. Forse una capitale difficilmente può essere una via di mezzo, anche se talvolta Budapest mi sembra (o sembrava) proprio tale.
2 – Di Budapest mi piace sempre quell'aria famigliare che accoglie e accompagna ad ogni stradina. La città dopotutto "bassa" e caratteristicamente tale (non a caso un architetto americano chiamato a disegnare un centro ha chiesto quali fossero i grattacieli di Budapest, e alla risposta che non ce ne sono rispose che allora ne avrebbe fatti due) presenta angoli ancora "paesani". Forse questa accoglienza è accentuata da una realtà molto tormentata, in cui i poveri convivono ad ogni momento con tutte le zone della città. Interessante la visita al mercato al coperto di Hold utca (che fa il pajo con i grandi mercati coperti di Fővám tér, più frequentati e turistici), dove il primo piano è caratterizzato da negozi dell'estremo oriente, con tipologie che tanto si distaccano da quelle del mercato. Tipologie a cui dovrò presto o tardi abituarmi, invece di fuggirle costantemente per un senso di estraneità che mi instillano...
3 – Luci e ombre le troviamo ovunque. Erano ancora accese le luminarie natalizie, nelle notti semideserte di Budapest. Nella zona della Banca Nazionale nessuno poteva gioirne: anche i locali erano quasi deserti, nel freddo d'inizio gennaio. È anche spreco? Diverso effetto mi hanno invece fatto le luci attorcigliate ai rami e ai tronchi sul viale Andrássy, dove il traffico non cessa mai, e dove le luci evidenziavano gli archi dei rami protrusi sulla strada e accoglienti il grande traffico di quell'arteria tanto importante in città. È anche bello?
4 – Il ritorno in treno mi ha permesso ancora una volta di rendermi conto della misura in cui la Budapest dei turisti nulla ha a che fare con la Budapest ungherese (ora sempre più diradata per una Budapest internazionale, invero). Se ripenso a ciò che i turisti mi dicono di vedere, su consiglio delle guide, mi chiedo perché buttare i soldi per una città che non ci offre nulla di nuovo: Cittadella, ricordo delle guerre, gulash, Budavár e i palazzi reali, le terme, la cattedrale, piazza degli eroi. Il tutto condito quanto più possibile di elementi globalizzanti, che ci facciano sentire soprattutto a casa.
A chi piace Budapest accade di non sapere dire il perché. È questa ineffabilità che vorrei trasmettere alle persone che mi stanno intorno. Questa ineffabilità giojosa che io sento a Budapest ma si può sentire in tutto: nella musica, in una birra in compagnia, in un succo di frutta rigorosamente analcolico in compagnia, in una passeggiata a Fusine o in una qualunque città, per i più fortunati in uno sguardo o in un sorriso... Io l'ho imparata soprattutto in Ungheria. Quanto sarebbe bello se qualcuno mi dicesse dove posso provarla anche altrove!

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